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Pubblicato il: 10/11/2006
Giorgio Dini - Alla ricerca di un'oasi felice
Personaggio eclettico e singolare, Giorgio Dini è contrabbassista, compositore, improvvisatore e produttore colto e audace. Qui ci racconta il suo ultimo progetto discografico e le avventure della piccola Silta Records.


Giorgio Dini

Sperimenta e ricerca, Giorgio Dini, sia che suoni jazz, avanguardia, contemporanea, i suoi progetti mostrano una meticolosa analisi di stilemi e possibili incroci musicali. Prova concreta ne è il suo ultimo disco, Ergskkem, pensato assieme al solido pianista Gianni Lenoci e realizzato con l’intervento idilliaco di Stockhausen, Markus che di Karlheinz è il figlio. Il disco esce per la Silta Records (www.siltarecords.it), da lui fondata nel 2004.

Che tipo di studi hai svolto?
Citando il famoso film di Fellini (Prova d’Orchestra), potrei dire che è stato il contrabbasso a scegliere me! Avevo uno scopo ben preciso: suonare musica jazz, mia grande passione. Ho voluto acquisire un’impostazione classica per timore che suonare da autodidatta avrebbe potuto diventare limitativo. Ho iniziato piuttosto presto ad avere esperienze nel jazz; in seguito ho partecipato a seminari e work-shops con Paolo Damiani, Furio Di Castri, Bruno Tommaso, Miroslav Vitous e più avanti con musicisti come Rava, Mirabassi, Godard e Stockhausen. Da qualche tempo ho ripreso l’approfondimento del contrabbasso classico.

Quali sono stati i riferimenti musicali negli anni dell’adolescenza?
Sono stato un fan dei Rolling Stones, quando ancora erano una band al passo con i tempi e non soltanto un’operazione di music business. Poi la grande passione per il jazz e le mie prime avventure musicali; il primo contrabbassista che mi ha impressionato è stato Keter Betts: suonava nel primo disco jazz che ho avuto (Count Basie a Montreux) e l’ho ascoltato dal vivo con Ella Fitzgerald. Poi Miles, Monk, Mingus, Chet Baker e successivamente Keith Jarrett, Paul Bley e Ornette Coleman.

E l’avanguardia?
Questo avvicinamento è frutto di un processo graduale: prima mi sono interesssato ad una forma di jazz più europeo, pur mantenendo il linguaggio afroamericano. Quindi l’interesse verso forme musicali non predeterminate e il tentativo di trovare una prosecuzione al percorso segnato dal free jazz e l’improvvisazione radicale. Infine lo sconfinamento sul terreno della musica classica contemporanea, sviluppando attenzione per la cura e la ricerca del suono, delle dinamiche, di soluzioni armoniche (o enarmoniche) particolari.

L’improvvisazione è un valore forte nel tuo disco Ergskkem
È uno dei linguaggi che la musica può utilizzare per trasmettere emozioni e allietare l’ascoltatore; improvvisare in assoluta libertà significa esprimere in maniera creativa uno stato d’animo e delle relazioni che si instaurano tra i musicisti durante l’esecuzione. Con questo tipo di approccio gli strumenti assumono pari importanza sotto il profilo armonico, enarmonico, melodico e ritmico. Ergskkem, pensato con Gianni Lenoci, raccoglie sei improvvisazioni volte alla ricerca di un’atmosfera ricca di sonorità ed equilibrio e di idee melodiche espresse con grande cura e interplay. Ogni nota è cercata e trova il suo significato nella simbiosi con gli altri musicisti. Una musica che vuole rompere una convinzione generalizzata ed errata: che certo genere musicale sia di difficile fruizione e comprensione. L’album infine ha un’ulteriore caratteristica, la corrispondenza tra suoni e arte visiva: i titoli e i sei elementi visivi mostrati nelle facce della copertina (uno per brano) sono stati creati dal pittore Adalberto Montagna, traendo spunto dalla musica in maniera assai personale.

Quando hai incontrato Markus Stockhausen?
Ho conosciuto Markus partecipando ad un suo workshop nel 2004. Ha una cultura musicale davvero profonda; ha sviluppato un approccio molto personale che si identifica nel termine “intuitivo”, da lui stesso creato. È un musicista intransigente, soprattutto con se stesso, pretende precisione ed estetica musicale, ogni nota deve avere un senso. Ha l’apertura mentale di suonare tonale o atonale senza pregiudizi, prevale la creatività e il piacere della melodia. Ha una dedizione e una ricerca della perfezione davvero fuori dal comune.

Parliamo della Silta Records, cosa significa oggi fondare un’etichetta indipendente?
È nata per colmare un vuoto e pubblicare opere di musica modernamente improvvisata che siano originali e rivolte al futuro, spesso collocate trasversalmente tra diverse categorie. Purtroppo si tratta di un genere di nicchia poco interessante in termini di mercato e vendite. L’attività di Silta Records è iniziata nel 2004, con il cd Out!, musica improvvisata in duo dal sottoscritto con Carlo Actis Dato. Il catalogo si è arricchito di validi progetti molto variegati: il sestetto romagnolo Nopop, con musiche originali dai sapori ethno-jazz ed arrangiamenti curatissimi; il contrabbassista israeliano Jean Claude Jones con un cd di ricerca e anche altro. Le difficoltà sono ovviamente tante, recentemente abbiamo iniziato a vendere alcuni lavori su iTunes e questo potrebbe essere un valido strumento di distribuzione.


Autore: Federico Scoppio